Ci impegniamo a raccontare la storia di ogni nostro caffè, scavando a fondo, per conoscere al meglio l’intera filiera di produzione cercando sempre di stabilire un contatto diretto con il produttore. Questa fase di ricerca è molto importante perché ci permette di scoprire le caratteristiche principali e la bellezza che ogni caffè può rivelare. E’ anche un’occasione per dare voce a tutte le persone che partecipano alla produzione di questi caffè, valorizzando il loro impegno. Ed è un modo per raccontare storie che per noi sono importanti. E non ci stanchiamo mai di farlo. Perché questo non è un lavoro … Questo per noi è un divertimento!

Fabrizio Rinaldi, mastro torrefattore e fondatore

I miei caffè Fabrizio Rinaldi I miei caffè Fabrizio Rinaldi

Kenia Gatomboya, un viaggio tropicale

Gatomboya è una parola Kikuyu che significa “palude“, ed indica, in questo caso, una zona paludosa, adatta tra l’altro alla coltivazione di arrowroot, una fecola alimentare estratta da alcune piante tropicali. A proposito di piante tropicali, vedrete che il termine tornerà spesso in questo articolo!

Gatomboya è una parola Kikuyu che significa “palude“, ed indica in questo caso una zona paludosa, adatta tra l’altro alla coltivazione di arrowroot, una fecola alimentare estratta da alcune piante tropicali.

A proposito di piante tropicali, vedrete che il termine tornerà spesso in questo articolo!

Gatomboya Factory indica invece la stazione di lavaggio da cui proviene questo caffè. Si trova a Nyeri, nel Kenia centrale, e fa parte della Società cooperativa di Barichu. Questa racchiude 600 piccoli agricoltori, ciascuno proprietario di circa 100 piante di caffè, coltivate sugli altopiani nei dintorni del Monte Kenia, ad un’altitudine di 1800m, su un suolo vulcanico e ricco di minerali. La produzione totale è di circa 350 tonnellate di drupe l’anno ed è gestita dalla Tropical Farm, una compagnia di caffè che promuove la piena qualità e tracciabilità del prodotto, con un autentico supporto verso le comunità locali.

Il raccolto avviene esclusivamente a mano, selezionando solo i frutti maturi, a cui segue un accurato processo di lavorazione, supportato dal favorevole contesto naturale in cui viene prodotto questo caffè: ad esempio, la fermentazione avviene in vasche piene di acqua corrente, proveniente dal vicino torrente Gatomboya. Il caffè viene poi asciugato ed essiccato al sole, sui cossiddetti African beds. Le varietà principali sono SL28 e SL34. La produzione del caffè in Kenia è molto trasparente e questo permette ai coltivatori di vendere ad un giusto prezzo il proprio prodotto, in una filiera che rispetta le regole commerciali.


Kenia Gatomboya, l’asciugatura del caffè.

Kenia Gatomboya, l’asciugatura del caffè.

In questo clima di fiducia, l’assaggio del caffè è, in pratica, un atto di piacere. Ed infatti, si resta subito sorpresi da un fresco aroma di frutti tropicali, con piacevoli note di frutta della passione e ananas.

Sembra quasi di parlare di un mondo esotico, da cui si è naturalmente attratti, come dei viaggiatori in cerca di un paradiso turistico!

E allora non ci resta che rilassarsi e lasciarsi avvolgere da un caffè dal gusto tropicale, complesso e pieno di aromi, impossibile da dimenticare.

Come dici? Ti è proprio venuta voglia di provare il mio caffè?
Nessun problema, puoi acquistarlo online con pochi click

Scopri di più
Caffè e dintorni Fabrizio Rinaldi Caffè e dintorni Fabrizio Rinaldi

La Marzocco, una grande famiglia

La Marzocco è una grande famiglia.
Era questo il mio pensiero, mentre tornavo da Scarperia, con lo sguardo rivolto alle campagne intorno a Firenze, in compagnia di tre baldi uomini e del loro vociare in sottofondo, seduti insieme a me sulla vettura che ci stava riportando alla stazione…

La Marzocco è una grande famiglia! Era questo il mio pensiero, mentre tornavo da Scarperia, con lo sguardo rivolto alle campagne intorno a Firenze, in compagnia di tre baldi uomini e del loro vociare in sottofondo, seduti insieme a me sulla vettura che ci stava riportando alla stazione. Ma torniamo all’inizio di questo viaggio e dopo, dimenticando tutte le regole di un bravo scrittore, proseguiamo oltre, fino ad arrivare al momento in cui sto scrivendo queste parole, in una fredda mattina d’autunno, con carta e penna e tanta voglia di parlare bene di questa azienda, La Marzocco, su cui ho deciso di credere e di investire.

Reset.

Appuntamento alla Stazione Termini, si parte!

Io, giovane torrefattore di belle speranze, Daniele Frontoni, titolare del Ristorante e Caffetteria Jacopa di prossima apertura, in compagnia del suo bravissimo chef Jacopo Ricci e di Silvio Rascioni, Brand Ambassador de La Marzocco.

Silvio ci avrebbe accompagnato in una visita guidata presso l’azienda, in quanto io e Daniele eravamo da poco diventati loro clienti tramite l’acquisto di nuove attrezzature.

Dopo una buona colazione al Mercato Centrale, siamo partiti verso Firenze.

All’arrivo in città, la prima sorpresa

Ad attenderci c’era un simpatico autista con una confortevole navetta che in circa trenta minuti ci ha portato verso Scarperia, dove ha sede lo stabilimento produttivo della Marzocco. Qui vengono realizzate tutte loro le macchine per espresso distribuite nel mondo. Il tragitto è stato tranquillo e spensierato, con i colori dell’autunno e delle campagne intorno a Firenze che riempivano il nostro sguardo.

Benvenuti a La Marzocco

Benvenuti al La Marzocco

Arrivati in azienda, conosciamo subito Lavinia che ci farà da assistente e da guida per tutta la giornata. Sarà lei ad accompagnarci verso la sala di rappresentanza, egregiamente arredata in legno, dove erano esposti diversi modelli di macchina per espresso e quadri e foto storiche che raccontavano la storia di questa azienda. All’esterno, su un  terrazzo, c’erano un grande tavolo ed un forno a legna, dove immaginavo allegri pranzi estivi, con le pareti decorate con decine di mattonelle dipinte a mano, su cui erano presenti le firme delle persone più importanti che avevano lavorato in questa azienda. Silvio mi guardò e disse che sperava un giorno di leggere anche il suo nome. Io gli feci i migliori auguri.

Poi arrivò il momento clou. Lavinia, con la sua voce gentile, ci presentò Piero Bambi, figlio del fondatore dell’azienda e presidente onorario.

Fabrizio Rinaldi e Piero Bambi

Fabrizio Rinaldi e Piero Bambi

Io mi immaginavo una persona imponente, in giacca e cravatta, che alla sua veneranda età ancora impartiva ordini e proclamava sentenze.

Ed invece arrivò un simpatico signore, con cui mi sarei seduto volentieri a pranzare, in una giornata d’estate, su quel famoso tavolo in terrazzo, ascoltando la sua storia, dando voce ai suoi pensieri, lunghi e pieni di aneddoti, in un pranzo che probabilmente non avrebbe mai avuto fine.

Ebbi l’onore di essere servito da lui, per un buon caffè, e l’istante venne immortalato da Daniele che ci scattò la foto che vedete in alto dove Piero sembra quasi sorpreso ed io sorrido in modo sincero.

Questo umile signore rappresenta la storia dell’azienda, ne fa ancora parte, allieta gli ospiti con i suoi infiniti racconti, si diverte a spiegare nei dettagli il funzionamento di una Macchina per espresso, parlando di elettrovalvole e di caldaie, e lì capisci quanto conosca davvero in fondo il suo mestiere.

Ma lo sapete che La Marzocco Linea PB che ho acquistato per la mia caffetteria prende appunto il suo nome: Piero Bambi?

L’incontro sarebbe durato per ore se Lavinia non fosse prontamente intervenuta per ricordarci che la visita doveva proseguire. Ed allora salutammo Piero, ringraziandolo per la sua accoglienza. Appena superata una porta, quel mondo caldo e ricco di legno, si trasformò in una struttura moderna e allo stesso tempo incantevole.

Avete presente il bambino che entra nella fabbrica di Willy Wonka?

Io ho provato lo stesso meravigliato stupore, quando siamo entrati nell’area di produzione, grande come un campo da calcio, ma forse anche di più, dove decine di operai erano concentrati sul loro lavoro, in un clima sereno e familiare, con una canzone italiana diffusa per radio che qualcuno persino ripeteva in sottovoce.

Fabbrica La Marzocco.JPG

Da notare che in questa azienda tutte le fasi di produzione si svolgono rigorosamente a mano, come indicato sul loro slogan “ Handmade in Florence “ e visitando lo stabilimento ho avuto modo di confermare questa strabiliante verità. Sono tutti artigiani, ciascuno esperto nel proprio settore, e non esistono robot o macchinari industriali, ma solo la mano dell’operaio e la sua esperienza.

Lavinia ci accompagnò nella visita di tutta la fabbrica, passando nel settore di Ricerca e Sviluppo e in altri ambienti di natura tecnica, per poi spostarci verso gli uffici di amministrazione e vendita, giungendo infine in un nuovo ambiente di rappresentanza, dove erano esposti gli ultimi modelli di Macchina per Espresso, come la Strada. Durante il percorso ho scoperto che c’erano diverse zone di svago per gli operai, dove potevano giocare a biliardo, rilassarsi in una conversazione, divertirsi a biliardino o con le piste giocattolo elettriche e persino allenarsi in una palestra, con un personal trainer!

IMG_4182.JPG
IMG_4184.JPG

Siamo poi entrati in una stanza dedicata in esclusiva al Modbar, la nuova frontiera delle Macchine per Espresso, con un design che racconterà una nuova storia in questo settore e che presto sarà presente anche da Jacopa, la splendida caffetteria che aprirà Daniele Frontoni nel suo locale nel cuore di Trastevere.

il Modbar

il Modbar

Dopo la visita, tornammo nel salone arredato in legno, per il pranzo, degno di un ristorante. Siamo stati trattati davvero come ospiti di riguardo, per tutta la giornata, con gentilezza e professionalità, ed io mi sono sentito perfettamente a mio agio, come se fossi in una grande famiglia.

Al termine del pranzo, dopo aver sfogliato alcuni libri che raccontavano la storia della Marzocco, seduti su comode poltrone, ci informarono che una navetta avrebbe potuto accompagnarci alla stazione, in anticipo, così da permetterci una breve passeggiata per Firenze. Salutammo Lavinia e le persone che ci avevamo fatto compagnia in questa giornata, con la voglia di tornarci presto. Nel viaggio di ritorno, come ho scritto all’inizio di questo articolo, mi trovai a pensare che in fondo, La Marzocco, era come una grande famiglia, dove ci si conosce un po’ tutti, ci si tratta con rispetto, si mangia e si scherza insieme, e si pensa alle cose serie in un clima di reciproca intesa. Ero fiero, in qualche modo, di essere entrato anche io in questa famiglia.

Fabrizio Rinaldi Piazza del Duomo di Firenze

Fabrizio Rinaldi Piazza del Duomo di Firenze

Arrivati a Firenze, abbiamo avuto il tempo di passeggiare per il centro, passare per il Duomo e Piazza della Signoria, e di prendere anche un caffè da Ditta Artigianale, la prima caffetteria specialty aperta in Italia, dove naturalmente bevemmo un ottimo caffè, estratto con una Marzocco.

Ma la storia non finisce qui. Perché proprio grazie a La Marzocco, ho avuto il piacere di essere presente al Milan Coffee Festival, nell’area True Artisan Cafè.

E proprio questa mattina, per la prima volta, ho avuto la gioia di servire un caffè, nella caffetteria della mia famiglia, con una Marzocco PB nuova di zecca, su cui avrò tempo di divertirmi e di affrontare belle sfide.

La storia quindi continua … Questo è solo l’inizio di una nuova avventura!

Special thanks to: Francesco Lusi e Fabio Bianchi di Coffeetech, vendita e assistenza tecnica La Marzocco

Scopri di più
I miei caffè Fabrizio Rinaldi I miei caffè Fabrizio Rinaldi

Etiopia Negele Gorbitu Magarrisa: la passione ed il coraggio

L’Etiopia per me è il ritratto di una donna, sorridente e con gli occhi pieni di vita, che stringe tra le mani una Jebena e si prepara a versare il caffè agli ospiti della sua casa, seguendo una cerimonia immutata nei secoli, in piccole tazzine in ceramica senza manico.

Etiopia foto donna con jebena.jpg

L’Etiopia per me ha gli occhi sorridenti di una donna, mentre stringe tra le mani una Jebena e si prepara a versare il caffè agli ospiti della sua casa, in piccole tazzine senza manico, seguendo una cerimonia che si ripete immutata nei secoli. Il caffè verrà servito tre volte e presto nell’aria si diffonderà un aroma soave, mentre il crepitio del fuoco, su cui era stato posto un braciere per cuocere il caffè, sarà il sottofondo naturale di questa scena.

L’Etiopia è l’inizio di ogni cosa.

Questo è l’unico territorio al mondo dove la pianta di caffè nasce in modo spontaneo, senza l’intervento dell’uomo. Da sempre.

Mi è bastato così seguire l’istinto e l’entusiasmo, per raccontare oggi un nuovo caffè. Uno Specialty Coffee, per l’esattezza.

In questi mesi ho avuto la fortuna di conoscere un nuovo importatore di caffè crudo, nella figura di Jamie, che rappresenta la sua azienda, con sede in Nord Europa. Ero in cerca di eccezionali caffè africani e lui mi ha inviato una selezione dei suoi migliori prodotti. Li ho tostati con Ikawa, in compagnia di un valido panel di assaggiatori, ed infine ho preso la mia decisione. Ho ordinato un sacco di Etiopia Negele Gorbitu Magarrisa, il caffè che più di tutti mi aveva convinto. In particolare, mi avevano coinvolto le sue evidenti noti di frutta gialla, come la pesca, e la sua vivace acidità che ricordava il lime. Era inoltre molto dolce e profumato. A convincermi in modo definitivo in questa scelta, è stata la storia di questo caffè e la descrizione dell’azienda che lo produce.

Etiopia Negele Gorbitu Magarrisa: la raccolta del caffè

Etiopia Negele Gorbitu Magarrisa: la raccolta del caffè

Negele Gorbitu è una piccola cooperativa di coltivatori, fondata nel 2007, che si impegna a produrre un caffè di alta qualità, ed il nome deriva dall’area in cui viene prodotto.

Ma questo specifico caffè, Negele Gorbitu Magarrisa, proviene invece da una singola farm, di soli 30 ettari, di proprietà di due coltivatori, Gizaw e Frehiwot, marito e moglie.

Loro hanno creato questa piccola azienda pochi anni fa, credendo fortemente nel progetto. Una rarità, per quanto riguarda la produzione del caffè in Etiopia, difficilmente legato ad una singola azienda. Di recente, si stanno interessando anche alla costruzione di una propria Washing Station, per diventare così totalmente indipendenti in tutte le fasi di lavorazione del caffè.

Io ho scelto quindi di premiare il loro coraggio.

Tutte le drupe provengono dalla loro farm e sono accuratamente raccolte a mano. Gizaw è un grande conoscitore del caffè e lavorava già da anni in questo settore. Si impegna con autentica passione ed ha deciso di investire solo nelle comunità locali. Frehiwot si occupa della vendita e dell’esportazione. Insomma, sono davvero una grande coppia!

Le varietà di questo caffè sono definite come Ethiopian Heirloom, un insieme di cultivar derivanti dalla nativa Typica che si riproducono in modo spontaneo e selvatico. Le drupe di caffè, dopo essere state raccolte e selezionate, vengono spolpate e inserite in vasche di fermentazione per 24/72 ore, messe poi in ammollo in acqua corrente per altre 6 ore, e poi lasciate asciugare per circa 9/15 giorni, sui cosiddetti African beds.

Una garanzia di controllo e di alta qualità del prodotto, dalla fase di semina della pianta al raccolto ed essicazione, ci ha convinti in modo esaustivo ad acquistare questo caffè. E dopo averlo tostato ed assaggiato, siamo entusiasti di questa scelta!

In tazza ha rivelato un aroma dolce e floreale, con note piacevoli di pesca, unite ad un delicato retrogusto di cacao.

Ormai si conclude il nostro viaggio, con un ultimo tratto di fantasia, ritornando agli inizi di questa storia, con una donna etiope che sorride e riempie diverse tazze di caffè. E noi da qui non vogliamo più andare via!

Noi seguiamo con impegno il mondo del caffè e la sua continua evoluzione. Per questo motivo, riteniamo sia fondamentale rinnovare in modo costante il nostro catalogo, in modo da offrire una selezione di caffè innovativa e vivace. Ogni prodotto, di conseguenza, viene da noi proposto solo per un periodo limitato.

Se volete restare aggiornati sui nostri caffè, basta invarci una mail a info@cafferinaldi.it


Come dici? Ti è proprio venuta voglia di provare il mio caffè?
Nessun problema, puoi acquistarlo online con pochi click

Scopri di più
I miei caffè Fabrizio Rinaldi I miei caffè Fabrizio Rinaldi

Burundi Yagikawa: la nuova avventura

Il Burundi Yagikawa è prodotto ed esportato dal Consorzio “ Cococa “, un unione di Cooperative di Coltivatori di Caffè, fondata nel 2012. Ogni Cooperativa è provvista di una propria stazione di spolpatura e lavaggio. Il nostro caffè proviene, appunto, dalla Cooperativa Yagikawa, il cui processo di lavorazione si conclude nella Rwiri Coffee Washing Station, una stazione di lavaggio fondata nel 2007 è composta da 1745 membri, di cui ben 250 sono donne. In questa stazione viene lavorato solo caffè Arabica, di varietà Bourbon, lavato, di altissima qualità.

Credo che il Burundi Yagikawa rappresenti l’inizio della mia avventura nel mondo degli Specialty.

Dopo aver affrontato un lungo percorso, in questi anni, alla ricerca dei migliori paesi in cui si coltiva il caffè, ho sentito il desiderio di percorrere una strada ancora più affascinante, ricca di sorprese e di nuove esperienze sensoriali. Volevo affacciarmi ad un mondo che parlasse di Micro Lot, Single Farm e Cupping Score, con l’obiettivo di stabilire un contatto diretto con i coltivatori ed i produttori di caffè di altissima qualità. Ero pronto ad affrontare nuovi profili di tostatura, sempre più complessi, e nuovi test di degustazione. Come sempre, mi affidai al trainer Andrej Godina, a cui chiesi un consiglio per cominciare questa nuova impresa. Grazie a lui, riuscii ad entrare in contatto con un valido importatore tedesco, da cui mi feci inviare una selezione dei suoi migliori caffè. Condivisi la mia esperienza di assaggio con Andrej ed il risultato fu positivo: il Burundi Yagikawa rappresentava benissimo l’inizio di questa nuova sfida.

Ricordo ancora una calda mattina d’estate, quando lo bevvi per la prima volta, estratto in filtro, in compagnia di un fedelissimo panel di assaggiatori che condivisero il mio stesso entusiasmo.

La nuova avventura stava finalmente per cominciare.

Come era di mia abitudine, prima dell’acquisto, mi informai su questo caffè per scoprire le su origini e l’intera filiera di produzione.

Queste informazioni le racconto adesso, in poche righe, tra le pagine di questo blog, come se fosse un diario di bordo, da rileggere durante un piacevole viaggio verso le terre africane.

 

La Coffeea Arabica è stata introdotta in Burundi intorno al 1930, dagli Arabi.

Questa pianta viene coltivata ad un’altitudine compresa tra i 1500 ed i 2000 mt, fiorisce a Settembre/Ottobre  e nei seguenti mesi estivi avviene il raccolto. Il metodo di lavorazione è quasi completamente a umido e si esportano circa 400 mila sacchi l’anno, ovvero il 90% della sua intera produzione.

Il Burundi Yagikawa è prodotto ed esportato dal Consorzio “ Cococa “, un unione di Cooperative di Coltivatori di Caffè, fondata nel 2012. Ogni Cooperativa è provvista di una propria stazione di spolpatura e lavaggio. Attualmente questo consorzio è formato da 33 cooperative, con più di 27000  persone che lavorano al suo interno. Il Burundi di cui vi sto parlando proviene, appunto, dalla Cooperativa Yagikawa, il cui processo di lavorazione si conclude nella Rwiri Coffee Washing Station, una stazione di lavaggio fondata nel 2007 è composta da 1745 membri, di cui ben 250 sono donne. In questa stazione viene lavorato solo caffè Arabica, di varietà Bourbon, lavato, di altissima qualità.

Noi seguiamo con impegno il mondo del caffè e la sua continua evoluzione. Per questo motivo, riteniamo sia fondamentale rinnovare in modo costante il nostro catalogo, in modo da offrire una selezione di caffè innovativa e vivace. Ogni prodotto, di conseguenza, viene da noi proposto solo per un periodo limitato.

Se volete restare aggiornati sui nostri caffè, basta invarci una mail a info@cafferinaldi.it


Come dici? Ti è proprio venuta voglia di provare il mio caffè?
Nessun problema, puoi acquistarlo online con pochi click

Scopri di più
I miei caffè Fabrizio Rinaldi I miei caffè Fabrizio Rinaldi

Il caffè dei draghi: Indonesia Flores Raja Komodo

Il nome Raja Komodo deriva dal celebre drago che popola questo luogo. O meglio, sull’isola di Komodo, che fa parte dell’arcipelago da cui proviene questo caffè, si possono ancora ammirare, allo stato selvaggio, i Varani di Komodo, i più grandi sauri viventi. Osservandoli da vicino, sembrano avere davvero le sembianze di un drago. 

auto americane anni ‘50

Dietro ogni mio caffè si nasconde sempre una storia, forse perché sono un sognatore, nella vita, e quindi per mia natura mi diverto a raccontare tutto ciò che vedo, da un punto di vista romantico e nostalgico. Sarà la passione per i viaggi, o la curiosità di scoprire sempre cose nuove, che mi ha portato, sin dall’inizio della mia avventura di torrefattore, alla ricerca di singole origini di caffè. Mi sono divertito, in questi anni, a tostare e poi ad assaggiare caffè provenienti da tutto il mondo, cercando di intuire il segreto di quelle meravigliose terre in cui viene coltivato.

Devo ammettere che in questa caccia al tesoro non mi sono mai annoiato!

Di conseguenza, quando mi sono avvicinato per la prima volta al Raja Komodo, tramite un campione di caffè crudo che il mio fornitore gentilmente mi aveva inviato, non ho esitato ad assaggiarlo. Subito sono rimasto colpito da un gusto pieno di cioccolato, con delicate note di vaniglia naturale e cereali tostati. Si presentava con una crema compatta e persistente , bassa acidità ed un piacevole aroma floreale. Ero in cerca, in quel periodo, di un ottimo caffè asiatico, da inserire nel mio catalogo e questo Indonesia mi aveva immediatamente catturato. 

Proviene dalla regione Bajawa, sull’isola di Flores, e viene coltivato su un terreno vulcanico, ricco di micro nutrienti. Si presenta con un chicco allungato, con una chiara linea al centro, e di colore verde bluastro e brillante. Viene raccolto a mano e subisce un particolare metodo di lavorazione, definito nella lingua locale Bahasa “macinazione ad umido”. In pratica, le drupe di caffè vengono spolpate quando si trovano ancora ad un alto contenuto di umidità ( circa 40.50%). Questo processo determina, una volta essiccato, la sua tipica brillantezza. 

In seguito ho scoperto che il nome Raja Komodo deriva dal celebre drago che popola questo luogo. O meglio, sull’isola di Komodo, che fa parte dell’arcipelago da cui proviene questo caffè, si possono ancora ammirare, allo stato selvaggio, i Varani di Komodo, i più grandi sauri viventi. Osservandoli da vicino, sembrano avere davvero le sembianze di un drago. 

Che altro dire … un assaggio convincente, una storia ai confini della fantasia … questo caffè aveva tutti i requisiti per far parte della mia collezione!

Quando mi arrivò il primo sacco da 60 kg, notai subito, attraverso il mio Wile Coffee, un misuratore d’umidità del caffè verde, che aveva un alto contenuto di umidità, circa l’11%, e che quindi meritava uno specifico profilo di tostatura: una fiamma più alta durante la prima fase, in modo da accelerare il processo di asciugatura, ed una con minore intensità durante la fase finale, in quanto il crack sarebbe durato più a lungo del solito, a causa dell’alta densità di questo chicchi. Scelsi comunque una tostatura media che rispettasse le caratteristiche di questo caffè e gli donasse anche una piacevole e delicata nota di acidità. 

( Da tenere presente che adesso lavoro con una nuova tostatrice, dove la modulazione delle fiamme e dell’air flow e la gestione delle temperature avviene in un modo molto più complesso. La descrizione di come ho affrontato la tostatura dell’Indonesia si riferisce ad un periodo in cui usavo una Tostatrice più semplice e quindi con pochi parametri su cui lavorare )

Nel tempo, ho migliorato questo profilo di tostatura, per rendere ancora più evidenti le note di cioccolato e vaniglia ed il retrogusto di cacao fondente. Ho anche cambiato l’immagine con cui presento questo prodotto. Con il nuovo packaging, dedico ad ogni singola origine di caffè un etichetta di uno specifico colore. Per l’Indonesia ho scelto il giallo, in quanto l’oro e la sua vivace brillantezza sono una presenza costante nei costumi locali di questo paese.

Sigaro cubano.jpg

Ma non è tutto.

Io propongo una sola miscela di caffè Arabica, presente nella mia caffetteria, ed è composta addirittura al 50% con questo Indonesia di cui vi sto parlando.

Quindi, gran parte del caffè che bevo abitualmente tutti i giorni è per meta indonesiano!

E allora, visto che ci convivo, con il caffè di questa terra, mi viene naturale raccontarlo con entusiasmo e percepire, in ogni istante, quel piacevole aroma floreale ed un gusto pieno di cioccolata che riempiono di dolcezza la mia giornata!

Noi seguiamo con impegno il mondo del caffè e la sua continua evoluzione. Per questo motivo, riteniamo sia fondamentale rinnovare in modo costante il nostro catalogo, in modo da offrire una selezione di caffè innovativa e vivace. Ogni prodotto, di conseguenza, viene da noi proposto solo per un periodo limitato.

Se volete restare aggiornati sui nostri caffè, basta invarci una mail a info@cafferinaldi.it


Come dici? Ti è proprio venuta voglia di provare il mio caffè?
Nessun problema, puoi acquistarlo online con pochi click

Scopri di più
I miei caffè Fabrizio Rinaldi I miei caffè Fabrizio Rinaldi

Il Cuba Serrano Superior sognando l'Avana

Lo ammetto, se penso alla República de Cuba, il mio primo pensiero non va alle piantagioni di caffè coltivate tra le montagne della Sierra Maestra ma si sofferma direttamente sul mare, i Caraibi, per poi viaggiare nell’entroterra alla ricerca de L’Avana delle tracce della Revolución, dei sigari, del Mojito e delle auto americane degli anni’50 per finire a ballare un Mambo con un’affascinante donna cubana.


Vuoi provare il nostro CUBA SERRANO SUPERIOR ?

Contattaci via Mail: info@cafferinaldi.it o via WhatsApp: 3332993352

Sarai subito contattato dal nostro staff per confermare l’ordine!

250g € 10,00 / 1000g € 36,00

auto americane anni ‘50

Lo ammetto, se penso alla República de Cuba, il mio primo pensiero non va alle piantagioni di caffè coltivate tra le montagne della Sierra Maestra ma si sofferma direttamente sul mare, i Caraibi, per poi viaggiare nell’entroterra alla ricerca de L’Avana delle tracce della Revolución, dei sigari, del Mojito e delle auto americane degli anni’50 per finire a ballare un Mambo con un’affascinante donna cubana.

Ma il sogno poi finisce e mi trovo a tostare 5 kg di Cuba Serrano Superior, seguendo con attenzione la curva di tostatura in modo da garantire un perfetto sviluppo ai chicchi di caffè. E di tutte quelle belle immagini mi resta solo il gradevole aroma di tabacco, tipico di un caffè cubano appena tostato. Ed è proprio questa sensazione tabaccosa all’origine della mia storia con il Cuba Serrano.

E’ nata in un modo abbastanza casuale e di certo non pensavo durasse così a lungo.

Anni fa, un caro cliente di Cremona a cui spedisco tuttora puntualmente il caffè, mi chiese se potevo procurargli un kg di Cuba Serrano Superior. Mi disse che l’aveva assaggiato poco prima a un evento itinerante di “Io bevo caffè di qualità” (format di sensibilizzazione al caffè di qualità lanciato nel 2012 da Andrej Godina e Francesco Sanapo), che era rimasto colpito da quelle note pronunciate di tabacco e cioccolato fondente e che avrebbe avuto piacere di ritrovare ancora quel gusto, magari in un mio caffè.

E si comincia

Contattai subito diversi fornitori di crudo, finchè trovai lo specifico Cuba Arabica Lavado Serrano Superior che stavo cercando. Ne ordinai un sacco da 60 kg e quando arrivò nel mio laboratorio di torrefazione, rimasi colpito dal crivello di quei chicchi. Erano davvero piccoli, con una forma tondeggiante e di colore verdastro. Pensai subito che non sarebbe stato semplice tostarli, in quanto avrei corso facilmente il rischio di bruciarli. Pensai quindi di adottare un profilo di tostatura morbido e rispettoso del chicco, abbassando notevolmente la fiamma dopo il primo crack ed evitare il rischio di schorching. Per fortuna andò benissimo. Al primo assaggio anche io rimasi colpito dalle note avvolgenti di tabacco, cacao e frutta secca, lo stesso piacere che aveva pervaso il mio cliente di Cremona. Quindi, quasi per gioco, decisi di inserirlo nel mio catalogo per un periodo limitato di tempo. Fu in questo modo che lo scoprì anche Francesco, un altro mio nobile cliente di Roma, che da anni ha scelto di bere solo il mio caffè cubano!

Un’etichetta ad hoc

Per l’occasione pensai di realizzare una bella etichetta che omaggiasse questo speciale Single Origin. All’epoca collaboravo con Andrea Giordano, un bravo e giovane artista in cui ritrovavo il mio stesso entusiasmo, che realizzò un simpatico disegno. Ritraeva un’affascinante donna cubana ed un’automobile americana degli anni’50 che ben definivano il mio immaginario di Cuba.

Poi le storie cambiano, io ho cambiato stile, e adesso utilizzo un nuovo packaging in linea con il mio nuovo modo di lavorare. Ma tuttavia i caffè restano, e il Cuba sta ancora qui, a far venire quasi voglia di fumare anche ad un non fumatore incallito come me.

Il sacco da 60 kg finì in breve tempo. Ne ordinai un altro e poi un altro ancora. Piaceva così tanto che decisi di inserirlo nella miscela che oggi vendo di pù, l’Arabica, composta per il 30% da caffè cubano. Quindi credo proprio che continuerò a tostare caffè cubano fino alla fine dei miei tempi.

il sigaro cubano

il sigaro cubano

Curiosità

Lo sapevate che a Cuba non esistono piccoli produttori di caffè e che l’intera produzione è gestita da Cubaexport, l’impresa di esportazione di alimenti fondata negli anni’60 dal Ministero degli Affari Esteri Cubano? In pratica il caffè è esclusivamente di proprietà dello stato, in perfetta sintonia con la gestione politica di questo paese. Io l’ho scoperto proprio quando iniziai a lavorare il Cuba Serrano.

Ora, visti gli ultimi eventi, non so se la situazione stia cambiando, ma non è di mia competenza affrontare questo argomento. Trovo invece affascinante parlare del Cafecito, il tipico caffè bevuto dai cubani.

Il Cafecito

E’ abbastanza simile al nostro espresso. Di solito si utilizza una tostatura molto scura e durante l’estrazione con una classica macchina per Espresso, si versano le prime gocce di caffè in un piccolo recipiente, si aggiungono uno o due cucchiaini di zucchero di canna e si mescola rapidamente in modo da creare una spuma molto dolce che infine si versa nella tazzina. Il risultato sarà una tazzina di caffè, piena fino all’orlo, dal gusto dolciastro e cioccolatoso.

In realtà questo metodo è conosciuto anche in Italia e ci sono alcune caffetterie che lo servono per abitudine, anche se sicuramente non lo chiamano Cafecito.

Certo, l’assaggio di ogni prodotto tipico, e non parlo solo di caffè, è sicuramente più affascinante ed appagante se fatto in loco. Ma se tuttavia oggi non vi fosse possibile visitarla, ricordatevi che con l’immaginazione si può arrivare ovunque. Come me adesso che sorseggiando un Cafecito, seduto in questa polverosa caffetteria di La Habana Vieja con in sottofondo i Buena Vista Social Club, saluto dalla finestra i coltivatori che raccolgono a mano delle meravigliose e rosse drupe di caffè sulla catena montuosa della Sierra Maestra. E non mi importa nulla se in realtà la Sierra Maestra da L’Avana non si vede neanche col binocolo, perché questa è l’immagine di Cuba che oggi mi porto nel cuore.

Scopri di più
I miei caffè AREA73 I miei caffè AREA73

"Prova il Tanzania!" - La storia del mio AA Top Quality

In Tanzania non ci sono mai stato ma è un luogo che mi ha sempre affascinato. Per quella sua natura remota ed incantevole e per le sue aree protette, dove una fauna selvatica e di altri tempi ci ricorda fermamente che questa è l’Africa e che in questi posti rischi di lasciarci davvero il cuore... 

caffè rinaldi

In Tanzania non ci sono mai stato ma è un luogo che mi ha sempre affascinato per quella sua natura remota ed incantevole e per le sue aree protette, dove una fauna selvatica e di altri tempi ci ricorda fermamente che questa è l’Africa e che in questi posti rischi di lasciarci davvero il cuore. 

Sarà per questo motivo che anni fa, durante una telefonata con Stefano Panichi, all’epoca mio mentore nel mondo del caffè, quando gli chiesi consiglio per una Miscela di solo Caffè Arabica in cui volevo valorizzare una buona acidità e delle note piacevolmente fruttate, alla sua risposta di provare con il Tanzania che avrebbe di certo donato un gusto più complesso alla miscela senza spezzare tuttavia il suo equilibrio, io accettai subito.
Così ordinai il mio primo sacco di Tanzania AA Top Quality. Ricordo ancora alcuni frammenti di quella telefonata, compreso il celebre “Prova con il Tanzania“ che di colpo mi aveva tanto convinto. E ricordo ancora la prima volta che lo assaggiai in espresso dopo averlo tostato. In quel periodo non ero ancora abituato ad un gusto particolarmente acido nel caffè, avevo solo assaggiato un caffè Keniota proveniente da una torrefazione spagnola di cui non ricordo il nome ma solo il gusto incredibilmente vinoso e la sua altissima acidità. Fui colpito da una nota di frutta gialla, anche se non l’avrei saputa definire come tale, e da un persistente retrogusto di cioccolata, quello sì, facile da riconoscere, e pensai che fosse il caffè perfetto che mancava alla mia miscela. Mi piacque così tanto che decisi di proporlo anche da solo, come Singola Origine.
Sempre in quegli anni, agli esordi del mio lavoro, iniziai anche a spedire caffè con ordini ricevuti via internet, dove mi ero fatto conoscere grazie ad alcuni fortunati articoli pubblicati sul blog Il Caffe Espresso Italiano dove stavo raccontando la mia avventura nel mondo del caffè.

Caffè Rinaldi - Tanzania AA Top Quality

Caffè Rinaldi - Tanzania AA Top Quality

In quel modo incontrai Marco, un ragazzo di Siena che nel tempo sarebbe diventato un mio affezionato cliente. Credo che fosse la persona più entusiasta di questo caffè e lo ripeteva sempre anche quando, per un mio capriccio, pensai di togliere il Tanzania dal catalogo dei miei prodotti e andare in cerca di nuovi gusti.
Anni dopo, quando la mia tiepida storia di torrefattore si sarebbe evoluta, trasformata, diventando praticamente un’altra storia, questo Tanzania è ancora qui, bello e vegeto come sempre, presentato con una nuova etichetta e definito con un ricercato e costante profilo di tostatura. Ed è stato divertente parlarne ancora con Marco e ricordare il suo consiglio di tenere, anzi di valorizzare, questo caffè africano che tante soddisfazioni mi ha poi dato. 
Marco è ancora mio cliente. Il Tanzania è ancora un mio caffè che adesso propongo solo in Singola Origine, tostato sia per espresso che per filtro.  

Le cose, in fondo, non sono cambiate, al massimo sono soltanto… migliorate! 

Naturalmente, per vocazione e per passione, preferisco scendere nei dettagli nel mio lavoro e approfondire tutto ciò che mi circonda e che vendo. Per questo motivo, tormentai Chiara e Francesca, le figlie di Stefano Panichi, titolari di Sister’s Coffee, azienda di importazione di caffè crudo dalla quale mi rifornisco per l’acquisto di molti miei caffè. Chiesi loro tutte le informazioni possibili su questo caffè in modo da farle diventare parte del mio bagaglio culturale e poi raccontarle ai miei clienti. Dopo una loro ricerca esaustiva, riuscii a scoprire tutto nei dettagli: Produttore, Regione di produzione, Varietà del chicco di caffè, Processo di Lavorazione e Altitudine. Proseguii anche io in questa ricerca perché il nome della zona di produzione aveva un tono davvero inconsueto e affascinante: NgoroNgoro.

Scoprii che questo caffè era coltivato alle pendici del cratere vulcanico di NgoroNgoro, il cui sottosuolo è ricco di sostante minerali, e che esiste un’importante associazione, la TCA Tanzania Coffee Association, che ha il compito di tutelare e valorizzare la produzione di caffè in Tanzania, di cui fanno parte coltivatori di caffè, produttori, esportatori e anche torrefattori locali.
Questa associazione si impegna a garantire uno standard di eccellenza in tutte le fasi di lavorazione del caffè. La direzione è composta da dodici “Management Members“ (info pubblicata sul loro sito ufficiale nel Febbraio 2018 ) tra i quali notai Mr Tahseel Sherrif, il proprietario della Sheriff Dewji & Sons Ltd, produttrice del Tanzania AA Top Quality che io acquisto, il cui nome, Sheriff Dewji appunto, ho inserito nell’etichetta del mio caffè.
Fu un grande piacere per me capire che Mr Sheriff, nel mondo del caffè in Tanzania, è una persona di rilievo. Sto pensando di scrivergli dopo aver concluso questo articolo, per provare ad instaurare con lui un bel rapporto di corrispondenza, in un’ottica generale, per me davvero importante, di rapporto diretto con ciascun produttore e coltivatore dei caffè che io utilizzo.  

Ma torniamo a noi e a raccontare di questo Tanzania che in fondo mi ha sempre entusiasmato e che proprio negli ultimi mesi ha trovato posto anche in un bellissimo albergo situato nel cuore di Roma, a Trastevere.  

Sto parlando dell’Hotel San Francesco, dove ogni mattina il nostro Tanzania viene macinato fresco ed estratto in Filtro per essere servito, durante la colazione, ai clienti dell’albergo.
Ed è proprio in una mattina di pochi giorni fa, bevendo una tazza di Tanzania in filtro nelle comode poltrone della hall, insieme al titolare Daniele Frontoni, che è nata l’idea di questo blog. Uno spazio dove raccontare la mia avventura nel mondo del caffè in forma curiosa e coinvolgente, attraverso tutto ciò che mi riguarda ed entrando in tutti i dettagli.
Ho deciso quindi di iniziare proprio con il Tanzania, il caffè che in quegli istanti stava accompagnando la nostra chiacchierata. E già agli ultimi sorsi della bevanda, che raffreddandosi rivelava note piacevolmente agrumate, sentivo crescere il brivido di una nuova avventura, quella di un torrefattore che ogni tanto si diverte a fare lo scrittore. E non vedevo l’ora di cominciare. 

Noi seguiamo con impegno il mondo del caffè e la sua continua evoluzione. Per questo motivo, riteniamo sia fondamentale rinnovare in modo costante il nostro catalogo, in modo da offrire una selezione di caffè innovativa e vivace. Ogni prodotto, di conseguenza, viene da noi proposto solo per un periodo limitato.

Se volete restare aggiornati sui nostri caffè, basta invarci una mail a info@cafferinaldi.it


Come dici? Ti è proprio venuta voglia di provare il mio caffè?
Nessun problema, puoi acquistarlo online con pochi click

Scopri di più